Banca Popolare di Milano ospita con grande piacere la mostra delle opere di Vito Vaccaro dal titolo “La Milano di Vito Vaccaro” nella prestigiosa Sala delle Colonne in Piazza Meda che quest’anno, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dalla fondazione della banca, è denominata Casa BPM.
Un’iniziativa che si inserisce negli appuntamenti che quest’anno BPM ha organizzato per ricordare il suo importante anniversario e che vuole essere un’occasione per aprirsi alla città.
La storia di BPM, fondata nel 1865 da Luigi Luzzatti, si intreccia in maniera indissolubile a quella della sua città, Milano, che l’ha vista per prima crescere e svilupparsi e per la quale, nel corso del tempo, le è valso l’appellativo di “Banca dei milanesi.”
BPM dimostra ancora oggi, con la sua azione e le sue iniziative, la costante vicinanza al territorio, alle famiglie, alla cultura e alle realtà sociali; una “mission” che oggi la Banca vuole ribadire e rafforzare mettendosi sempre di più in relazione con tutti gli ambiti e le istituzioni della città per creare una sinergia e una collaborazione che le permettano di realizzare nuovi e importanti progetti.
La mostra delle opere della Milano di Vito Vaccaro si inserisce perfettamente in questo percorso e in questi intenti. L’artista, di origini siciliane, è stato inserito tra i Benemeriti della città di Milano. Le opere esposte ci parlano della città, da lui profondamente amata, quale era prima della grande trasformazione urbanistica, la Milano del dopoguerra, con quelle atmosfere e quei contesti ormai scomparsi ma mai dimenticati, che fanno da cornice a personaggi ritratti nella semplicità del quotidiano dell’epoca.
Banca Popolare di Milano
Negli Anni Venti, dopo la Grande Guerra, un artista lascia la propria terra e dalla Sicilia approda a Milano, dove incontra un ambiente artistico vivace e coinvolgente. La sua attività per anni sarà soprattutto scultorea, con ottimo riscontro di pubblico e critica. Maben presto passa alla pittura.
Nel suo bagaglio quell’artista ha entusiasmo, ispirazione e tecnica. Ed è allora che emerge un elemento che evidentemente Vito Vaccaro cullava nell’intimo da sempre e che possiamo definire un rapporto solido e affascinante con la luce, la luce del Sud come chiave di interpretazione della nuova realtà con cui era a contatto.
Provate a guardare i quadri selezionati per la mostra attraverso questa particolare ottica, e vedrete che èattraverso lo squarcio di cielo che arriva la luce a darerealtà ai luoghi e ai monumenti, alle scene di vita e agliangoli delle strade. A volte la luce quasi lattiginosasembra filtrare dalla nebbia, familiare nella città degliAnni 40 e 50. A volte invece viene da un cielo chiaro eonesto di manzoniana memoria.
Riprodurre e interpretare il Duomo e la sua piazza, Sant’Angelo, il Naviglio, la Darsena, la Martesana, SanCristoforo, diventa allora per Vaccaro occasioneripetuta di puntare il suo faro di luce su luoghi scoperti,ammirati, conosciuti, ma soprattutto amati dal suoanimo di artista. E che a noi vengono offerti con pudicae commovente nostalgia.
Giorgio Acquaviva